Il I Servizio di Anatomia Patologica, per la parte assistenziale, è l’erede dell’ex Istituto di Anatomia Patologica dell’Università di Napoli; a questa diretta continuità operativa corrisponde anche la conservazione degli stessi spazi nell’ambito del complesso S. Patrizia. Questo Servizio, negli anni ha svolto con continuità i suoi compiti, aggiornando le tecnologie e la dottrina in rapporto alle evolventi esigenze diagnostiche anatomo-cliniche.
Come è noto, l’anatomia patologica in questi ultimi decenni ha subito profonde trasformazioni, divenendo presidio diagnostico fondante e determinate; i referti morfologici esprimono non solo una diagnosi di certezza, ma condizionano anche la strategia terapeutica e sono predittivi per elaborare una corretta valutazione prognostica.

La Disciplina nel suo trasformarsi in “Surgical Pathology” si è accresciuta sia in senso quantitativo sia in quello qualitativo e soprattutto è divenuta complessa, articolata, fruitrice di moderne tecnologie morfologico-molecolari e morfologico-ultrastrutturali.

Tutto il Personale di questo Servizio ha recepito le nuove esigenze alle quali è stata chiamata la Morfopatologia e, coordinandosi, si è continuamente aggiornato,adeguandosi alle più fini richieste diagnostiche.
Esso ha sempre operato con notevole senso di responsabilità con lo spirito di una “squadra perfettamente integrata”, agendo ed impegnandosi ben oltre i propri  compiti istituzionali ha potuto rendere costantemente efficiente questa Struttura, fornendo così un valido contributo alle attività di questa Azienda Policlinico.

Questo coordinamento tra docenti e personale tecnico-amministrativo, semmai non apertamente manifestato, è stata presente in tutti questi anni, ha permesso di rimuovere ostacoli operativi conseguenti al limitato organico disponibile per l’assenza di numerose figure nella filiera tecnico amministrativa di un moderno servizio di anatomia patologica.

Questo senso di responsabilità professionale si ritrova non solo negli approcci tecnico-diagnostici secondo modalità analitiche (numerosi prelievi per ogni mese lesione, sezioni semiseriate, marcature immunoistochimiche, indagini ultrastrutturali) per poi elaborare una ragionata epicrisi, ma anche nel sottoporre ogni reperto a un doppio giudizio valutativo per poi pervenire dialetticamente a una condivisa diagnosi conclusiva.
Per tutto il personale docente questa esperienza conoscitivo-diagnostica non è rimasta fine a se stessa, ma è servita a dare forza comunicativa e vigore espressivo all’attività didattica; infatti le loro lezioni non sono costruite su un sapere libresco, ma sono nutrite e forgiate d una cultura direttamente maturata attraverso esperienze sul campo.

Nel corso di lustri sono stati raccolti un vero patrimonio di casi anatomo-clinici; questi, spesso, sono stati selezionati per gruppi omogenei e sono stati oggetto di pubblicazioni scientifiche su riviste accreditate.

Emerge, così, una circolarità conoscitivo-operativa in cui ciascuno dei momenti operativi (diagnostico, didattico, scientifico) alimenta e corrobora gli altri in modo da formare personalità professionali organicamente unitarie.

La riprova sta nei livelli raggiunti dalle attività del personale docente di questo Servizio; tutti hanno maturato la capacità di una corretta precisa diagnosi morfopatologica, sanno tenere una dottrinale lezione di Anatomia Patologica, hanno la capacità di elaborare ricerche apprezzate dalla comunità Scientifica di riferimento.

Ciò non rappresenta nulla di nuovo, ma è nel solco e nella tradizione dell’Anatomia Patologica Napoletana, secondo quanto è stato insegnato sia in passato da Otto Von Schron e da Giuseppe Pianese sia in tempi recenti dalle Scuole di Pietro Verga, di Mario Raso e di Antonio Calì.

 

 

Si ringrazia la Sig.ra Barbara Russo per la collaborazione gentilmente offerta per la ricerca e raccolta dei dati nell’archivio e per la stesura del testo.