ATTIVITA’ DEL  I SERVIZIO

 

L’attività di questo Servizio di Anatomia Patologica è progressivamente aumentata nel corso degli anni; come si evince dai grafici qui riportati.

Essi, però, esprimono solo in forma bruta il lavoro svolto, poiché non possono indicare la complessità e la delicatezza dell’elaborazione diagnostica morfopatologica.

A tal proposito è necessario ricordare che l’iter diagnostico non si limita a identificare la lesione, ma implica anche la necessità di determinare la sua estensione con valutazione della aggressività biologica senza trascurare i processi secondari e terziari indotti dalla manifestazione morbosa di base. Questo insieme di accertamenti, di interpretazioni, dei dati e dei giudizi valutativi hanno la finalità di fornire alla clinica informazione per una mirata scelta terapeutica e una corretta valutazione prognostica.

Molto spesso le metodiche istopatologiche standard non sono sufficienti e in tali casi è necessario integrarle con indagini di immunoistochimica e/o di microscopia elettronica.

Un notevole onere tecnico e diagnostico viene richiesto nei casi di neoplasie inquadrate come malattie d’organo, quali sono i tumori della mammella, della vescica, della prostata, etc.; in questi casi è indispensabile esaminare in modo analitico non solo la lezione, ma anche, comprese le sue parti macroscopicamente indenni.

….finezza diagnostica unita a criteri operativi guidati dalla prudenza sono indispensabili per esprimere giudizi diagnostico conclusivi su microframmenti agobioptici prelevati da grosse masse neoplastiche o su campioni citologici aspiranti di ghiandole endocrine o da linfonodi.

Al contrario di quanto è comune credenza, il reperto morfologico non  “si offre” in modo diretto ed immediato a farsi identificar; esso richiede, per essere interpretato preliminarmente, una analisi delle sue componenti cellulari per poi pervenire alla sintesi ragionata del giudizio diagnostico, evitando le insidiose scorciatoie delle “brillanti intuizioni”.

Come è di prassi, i patologi di questo Servizio, hanno sempre avuto dialoghi con i colleghi clinici nella convinzione dettata dall’esperienza che il reperto morfologico sia parte integrante del quadro clinico complessivo.

Il rispetto sistematico di questi criteri operativi, se da una parte impone riflessioni, aggiornamenti, applicazioni di protocolli internazionali, dall’altra richiede un prolungamento dei tempi tecnici nell’espletamento della diagnosi; i cosiddetti “ritardi” non sono espressioni di negligenza, bensì sono una diretta conseguenza di difficoltà diagnostiche oggettive per alcuni casi in esame e del senso d responsabilità per che ha l’onere della diagnosi.

Senza voler apparire paradossali, per certi casi anatomo-clinici (anche gravi), non bisognerebbe sollecitare il patologo a pervenire alle conclusioni; al contrario bisognerebbe invitarlo ad eseguire accertamenti suppletivi e rifletterci a lungo.